In primavera tutte le falesie del savonese si popolano di scalatori provenienti da ogni parte del mondo.E’ facile incontrare gruppi di tedeschi,austriaci , svizzeri ed anche inglesi,americani spagnoli ,cecoslovacchi,polacchi,…Si scala al sole caldo su ottima roccia.Quella di Finale poi è unica.Un po’ più standard il calcare di Toirano e di Albenga.Proprio a Toirano è stata conclusa e liberata la via di quattro tiri MAGO-MEGU (7c max /7b ob.) ad opera di Manolo e M.Nebiolo (vedi il post su Planet Mountain).Manolo si è poi fermato qualche giorno a scalare sulle rocce di Finale.Nella foto è con Mario Nebiolo e Silvano Secondo
Mago e Megu, Manolo tra l’arrampicata ed i vecchi e nuovi amici di Toirano
Maurizio ‘Manolo’ Zanolla e Mario Nebiolo presentano Mago e Megu a Toirano, una via che nel corso degli anni era diventata un pretesto per trovare nuovi e vecchi amici.
Un pretesto per trovare nuovi e vecchi amici. Questo ci è sembrata sufficiente per cercare di capire di più su Mago e Megu, la via completata recentemente da Manolo assieme a Mario Nebiolo a Toirano, sull’altro lato del tutto particolare del finalese. Una via di quattro tiri con difficoltà fino a 7c che, per un motivo o un altro, ha dovuto aspettare sette anni per essere completata e che secondo Manolo è “solo una piccola parte di tante storie nascoste in quel pezzo di terra fra il mare e gli ulivi.” Mentre il pittore e scultore Mario Nebiolo ci regala il suo punto di vista da vero artista su questa prima salita, ricordiamo che Manolo sarà presente a Bari il 28 aprile per la prima edizione di “Verticalmente al Sud“, la rassegna voluta da Daniele D’Elia che esplora le vicende riguardanti gli sport verticali nel Sud Italia. In questa occasione nasceranno sicuramente nuove amicizie e, chissà, forse anche qualche bella nuova via fra il mare e gli ulivi di una terra sempre pronta ad essere scoperta ed esplorata.
MAGO E MEGU di Maurizio ‘Manolo’ Zanolla
Erano anni che non mi fermavo a Finale, l’ultima volta forse, con Roberto Bassi. Non scalavamo quasi mai in quei posti. Eravamo troppo stanchi quando ritornavamo dalla Francia, ma avevamo un posto fantastico per dormire. Erano passati quasi vent’anni e non mi ricordavo più nemmeno dove fosse. E forse, un posto così non esisteva più. Non preoccuparti disse Guido, esci a Finale. Un amico ti aspetta.
Una faccia da matto seguita da un… “mi chiamo Silvano seguitemi”… ci portò a Verezzi. Poi ci consegnò le chiavi e disse: “Rimanete fin che volete!” Il giorno dopo mi sembrò ancora più matto e ci accompagnò a scalare, distribuendo pizza e biscotti a tutti. Poi arrivarono altri matti e l’ambiente diventò surreale. Uno fra questi sembrava raggiungere l’inarrivabile follia di quel panettiere. Non potevo credere che fosse un medico da prima linea… lo chiamavano Mario e lavorava al pronto soccorso! Un panettiere dongiovanni e un medico artista, mi condussero nell’altra faccia di Finale. E diventammo amici.
Questa via è solo una piccola parte di tante storie nascoste in quel un pezzo di terra fra il mare e gli ulivi. Alcune, Mario le racconta con gigantesche pitture, altre frugando fra il marmo. Altre, sono ancora assopite nelle grotte di Glauco. Insieme a quel vino che invecchia e poi scorre nei vicoli dei “Gumbi.”
Ci sono voluti sette anni per chiudere un progetto che ormai, era diventato solo una scusa per rivederci. Il primo giorno, quello ormai più lontano, un sole torrido ci fermò a metà, poi la vita ha cercato di fermare il resto ma forse, distratta da una notte di luna piena, non si è accorta di noi che, alle nove del mattino, stavamo già brindando! Sette bicchieri uno per ogni anno!
Mago e Megu è un “ricordo” fra una parete arancione e un “cielito lindo” senza pretese. Una manciata di spit, tanto vicina quanto lontana dal mare. Un piccolo viaggio, nell’anima profonda e diversa di questi luoghi. Giusto per sorridere al tempo. In questo lungo periodo trascorso, Silvano “non è ormai Secondo a nessuno” continua a essere astemio e a cambiare fidanzate. Mario è rimasto un medico artista ma da pittore è diventato scultore ed io, mi tengo dieci volte di meno. Purtroppo Max e Napoleone non ci sono più. Non sono però bastati sette anni, per trasformare Guido in un’Azalea e nemmeno il Nebbiolo in un Barolo. Neanche Gigio è diventato un muro a secco ma continua a chiodare instancabile e Glauco corre ancora come un Drago!
L’altro giorno ho anche scoperto che Domenico, dormendo sotto gli ultimi millenari ulivi a Pria Grossa, è riuscito con immensa passione a trasformarli in un sogno. Da queste parti, Bin Laden è rimasto un pastore e Agapito Robles si è costruito un castello! Ogni riferimento a fatti e cose non è puramente casuale.
di Manolo
UNA LINEA VERA, MA DEL TUTTO SIMBOLICA di Mario Nebiolo
Sono già passati un bel po’ di anni da quando, a causa di Silvano di Gorra, mi sono trovato alla placca dei ‘maleducati’ a scalare, anzi, per la precisione, a far sicura a fianco del Mago in persona. Quel giorno è successa una cosa strana, mi è sembrato fin da subito di conoscere quel tipo da tanto tempo, e non solo di fama, come se avessi con lui un qualche legame misterioso. Saranno state due parole, o magari solo un lampo negli occhi, ma già saltava fuori qualcosa, come una linea in comune, come la traccia di una prossima via.
Manolo è mago, si sa, e ci si può aspettare qualunque sortilegio. E poi Manolo è artista, lui crede di arrampicare, ma invece inventa, crea mandala fatti di movimento, opere fragili, opere in bilico… così io l’ho buttato dentro ai miei quadri di pietre instabili, per farmeli sconvolgere dalle sue linee effimere, l’ho fatto arrampicare al buio, vestito da serpente piumato, vestito da Puck nel sogno di una notte di mezza estate, su pezzi di roccia della consistenza dei castelli di carte. Lui è salito, anche se si sganasciava dal ridere, è salito serio e preciso, da grande amico, da eroe (fragile).
A Toirano ha conosciuto Glauco e Gigio, ed è sceso nelle nostre cantine, nelle più profonde cantine della nostra anima e mischiando certi nostri pensieri inquieti, ancora di più si svelava lo sviluppo di quella linea comune. Alla fine una linea vera, ma del tutto simbolica, doveva nascere per forza. Dopo l’apertura del primo tiro, impresa da fachiro del Mago nella fornace di un inizio autunno, la via è rimasta incompiuta per anni. Forse inconsciamente si aspettava una qualche congiunzione astrale.
Dopo tanto, a nostra insaputa, finalmente la congiunzione è arrivata e ci siamo trovati in tre (Silvano, Mago, Megu), appesi alla stessa sosta, con un palanchino battuto a mano, che usavano gli antichi cavatori, e prima di iniziare a far piovere tanti massi da sconvolgere la valle, qualcuno , senza sapere affatto perché, ha cominciato a cantare con voce stonata e sgangherata: “de la sierra Morena Cielito Lindo vienen bajando…” Poi la via è stata completata, pulita e liberata dal Mago, ma, di tutto, quello che più mi è rimasto dentro, è stata quella cantata assurda e senza senso, come un inno a noi stessi, al nostro galleggiare sulla vita e prendere insieme il primo vento che passa, facendo in modo che sia miracolosamente quello giusto.
di Mario Nebiolo
Mago e Megu, Toirano
120m, 7c
Iniziata nel 2007 e finita nel 2014. La via sale l’arancione parete dell’ulivo in mezzo fra G.T. e Oltre lo Spazio, mirando ad una evidente colata biancastra.
I tiri: L1 7c, ,L2 5c, L3 7b, L4 6a + (obbligatorio 7a/b)
Note: aperta a spit dal basso, la chiodatura non è proprio vicinissima fare attenzione soprattutto nel primo tiro dove nei 15 metri cruciali ci sono solo 3 spit.
Materiale: 9 rinvii. Per un’eventuale discesa a doppie sono necessarie due corde da 60mt. Oppure scendere a piedi.
Avvicinamento: Dal piazzale delle Grotte di Toirano seguire il sentiero che porta alla grotta dell’ulivo. Risalire ancora per traccia di sentiero fino alla base della parete. 20 minuti circa dal piazzale.