“…Il ghiaccio è veramente un mondo a parte. Non è il benvenuto nei grandi pendii uniformi e nei larghi couloirs, dei quali la neve sottolinea meglio l’estetica delle linee fuggenti. Per contro, quando il pendio si raddrizza decisamente è il ghiaccio che si ricerca, quello della piolet-traction e delle goulottes. Perenni o fantasma, le cascate compongono un immenso giardino di una ricchezza, varietà e fantasia quasi inesauribile. L’aspetto estetico è per me una componente importante di queste stupefacenti costruzioni effimere. Strutture solidificate nello spazio di un mattino, dal fragile miracolo del freddo. Baldacchini sospesi, colonnati gracili o massicci, muri compatti e fragili tendaggi. Richiede entusiasmo, ma nello stesso tempo un approccio rispettoso e timoroso…“
P.Gabarrou
Quest’anno è da molto tempo che fa freddo: si sono riformate cascate che da anni non si percorrevano più, perle rare di notevole bellezza da non lasciarsi scappare. Siamo stati tre giorni in “full immersion” glaciale fra valle d’Aosta e Svizzera con pernottamenti a Chamonix.
Abbiamo salito una goulotte-cascata di 600 m., con 5 ore di scalata, partendo da Donnas nella bassa val d’Aosta (SERPENTE BIANCO). Difficoltà III/4+/M. Nella parte bassa si va su terreno misto non facile con uso di friend. Nel caso ci sia solo roccia la salita è molto difficile. In alto si fanno quattro tironi con attenzione (prendono abbastanza sole nel corso della giornata). Molto bella e particolare, raramente salita. Un’ora di discesa su sentiero.
Siamo poi stati nella zona fra Chamonix e Martigny, salendo due cascate di due tiri di difficoltà II-6 (Dessous schock e Sigare): due gioielli non facili, ma molto estetiche. La prima zigzagando fra stallatiti di ghiaccio, la seconda salendo un esile sigaro abbastanza segnato dai passaggi. Discese in doppia.
Siamo rientrati poi in Italia salendo nella zona di Morgex LA VACHERIE (II-5) di quattro tiri con bellissima candela finale. Il Monte Bianco ci faceva da sfondo. Discesa con tre doppie.
In tutti e tre i giorni il tempo è stato sempre sereno e le temperature molto fredde al mattino (anche -12°) che, poi, diventavano sopportabili nel corso del giorno.
Ricordo che le difficoltà su cascate sono indicate da due numeri. Il numero romano indica l’impegno ambientale e va da I a VI. Il numero arabo indica l’impegno tecnico e va da 1 a 6+. Spesso si aggiunge anche una lettera X, R, M. X indica il rischio di crollo dell’intera struttura; R evidenzia una scalata su ghiaccio molto sottile; M indica salita con passaggi su roccia. Le difficoltà in dry tooling vanno da M4 a M13. Per salire le cascate occorrono piccozze e ramponi adatti. Ci sono state varie rivoluzioni nel corso degli anni: nei primi anni del 1980 è apparsa la prima picca a lama ricurva (la famosa Chacal della Simond). Sono poi seguite tutte quelle a manici ricurvi fino alle esasperazioni attuali. All’inizio si usavano i chiodi a cavaturacciolo e,poi, è arrivato il primo chiodo tubolare della Salewa che si piantava ancora col martello. Una vera rivoluzione è stato l’arrivo dei chiodi tubolari della Black Diamond che si potevano avvitare con una mano sola. Contemporaneamente i ramponi sono diventati sempre più rigidi e oggi non si può fare a meno dei monopunta che penetrano meglio nel ghiaccio.